Solo una volta gli sport motoristici hanno trovato spazio alle Olimpiadi. I Petrolheads hanno comunque di che appassionarsi: il rapporto tra le Olimpiadi e le automobili è sempre stato molto forte. Vediamo le auto protagoniste dei Giochi, a partire dall’edizione di Roma 1960 fino a Seul 1988 (per le edizioni successive delle Olimpiadi, clicca qui!).
Indice dei contenuti
- Roma 1960: se il premio è una Fiat 500
- Tokyo 1964: l’industria giapponese al servizio dei Giochi
- Città del Messico 1968: la seconda volta della Bluebird 410
- Monaco di Baviera 1972: 1602e, la prima auto elettrica bavarese
- Montreal 1976: le special edition dominano la scena
- Mosca 1980: una questione sovietica (anche per le auto)
- Los Angeles 1984: è l’ora delle auto Buick
- Seul 1988: il debutto internazionale di Hyundai
Roma 1960: se il premio è una Fiat 500
Per la XVII Olimpiade fu scelta la Città Eterna: il boom economico italiano degli anni ’60 era agli albori e il tasso di motorizzazione del nostro Paese estremamente basso. Non stupisce quindi che la Fiat sia in prima linea per supportare l’organizzazione dell’evento Olimpico.
Per il trasporto degli ufficiali di gara, dei giornalisti, dei dirigenti e degli ospiti di onore, la Fiat mise a disposizione del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) una flotta di ben 288 vetture, tra le quali compaiono le grosse 2100, le più compatte Fiat 1100, nonchè molteplici 600 Multipla e 500 Giardiniera, lanciata solo pochi mesi prima dell’evento.
Ogni modello aveva un suo specifico compito: se le Fiat 2100, berlina e familiare, furono assegnate al “servizio fiaccola” e al trasporto dei personaggi di maggior rilievo, le auto destinate a spostare gli atleti sui campi di gara furono le più compatte Fiat 1100. Adibite a più ruoli le Fiat 600 Multipla, mentre le Fiat 500 Giardiniera erano riservate ai giornalisti.
In realtà, l’impegno della Fiat continuò con altre auto olimpiche: le 500 (berlina o Giardiniera) donate agli atleti italiani capaci di conquistare la medaglia d’oro.
Tokyo 1964: l’industria giapponese al servizio dei Giochi
Le prime Olimpiadi giapponesi avrebbero dovuto svolgersi nel 1940, ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale provocò la sospensione di tutte le attività olimpiche. I giapponesi si rifaranno nel 1964, quando saranno particolarmente abili nello sfruttare l’occasione per ridisegnare il volto di Tokyo: per fronte alla crescente motorizzazione fu costruita quello che ancora adesso è l’infrastruttura fondamentale della città, la Metropolitan Expressway.
In virtù di ciò, le Case giapponesi furono protagoniste dell’evento olimpico. In primo luogo per accompagnare il viaggio della fiamma olimpica: a tale scopo fu messa in produzione la Nissan Cedric Special. Derivata dalla versione standard della Cedric, si distingue per il passo allungato, il motore più potente e gli interni di maggior pregio. Perfetta come auto olimpica!
Tuttavia, la Nissan Cedric Special non fu l’unica auto su cui viaggiò la fiamma olimpica di Tokyo 1964: contribuirono all’impresa anche la Prince Gloria, la Toyota Crown Eight e la Mitsubishi Debonair, tutte in veste di auto olimpiche. Ma non solo: con l’obiettivo di sfruttare la vetrina dei Giochi, la Nissan progettò uno dei modelli più importanti della sua storia, la Datsun Bluebird 410, che fece il proprio debutto proprio a Tokyo 1964.
Città del Messico 1968: la seconda volta della Bluebird 410
Cambia lo Stato, cambia persino il continente, ma non l’auto più rappresentativa dei Giochi: ancora lei, la Nissan Datsun Bluebird 410. Disegnata da Pininfarina, con tratti che ricordano quelli della Lancia Fulvia, fu la prima Nissan ad essere venduta e prodotta fuori dai confini giapponesi.
Oltre che negli stabilimenti di Australia e Nuova Zelanda, dal 1966 iniziò ad essere prodotta anche in Messico. E proprio all’Olimpiade di Città del Messico la Nissan presentò l’ultima versione della sua berlina di successo.
Negli ultimi anni ha ricevuto molte attenzioni un particolare esemplare di Bluebird: quello che la Nissan concesse alla delegazione giapponese per la terza edizione dei Giochi Internazionali del 1967, tenutosi proprio a Città del Messico. Questa Bluebird, una PL411 di produzione messicana, fu autografata dagli atleti giapponesi partecipanti a quei giochi, molti dei quali gareggiarono alle successive Olimpiadi del 1968 conquistando un gran numero di medaglie.
Monaco di Baviera 1972: 1602e, la prima auto elettrica bavarese
Baviera ’72 è passata alla storia non per lo sport, ma per la terribile strage che la macchiò di sangue. Un evento che mise in secondo piano non solo la competizione stessa, ma anche la 1602e: la prima BMW elettrica.
Basata sulla normale 1602, la BMW 1602 Elektro-Antrieb (questo il suo nome completo), monta un motore elettrico con 43 cv di potenza di picco ed una batteria Varta al piombo di 350 kg, in grado di garantire i 12,6 kWh sufficienti a percorrere 30 km.
La 1602e fece il suo debutto proprio ai Giochi del 1972, dove ne vengono schierati due esemplari sperimentali in veste di auto olimpiche. Utilizzate per il trasporto dei membri del comitato organizzativo, sono stati impiegati anche come auto di supporto e come camera-car per eventi di lunga distanza, maratona compresa!
Montreal 1976: le special edition dominano la scena
Un’altra edizione difficile, quella della Olimpiadi del 1976. Furono infatti più di 30 gli Stati che, fin dall’inizio, decisero di boicottare i Giochi, per ragioni politiche. E questo è forse uno dei motivi che non consentirono a quest’edizione dei Giochi di essere quella grande passerella per l’industria, come invece fu fino ad allora.
Nonostante ciò, nacquero alcune versioni speciali di automobili, con lo scopo di celebrare l’evento: ne è un esempio la serie speciale Olympic Edition della Chevrolet Malibu Classic. Costruita per il mercato canadese, si caratterizzava per le decalcomanie rosse su vernice bianca: un omaggio alla bandiera canadese.
Costruita in soli 1017 esemplari, la Malibu Olympic Edition ha la sua caratteristica più interessante e curiosa nello stemma sul cofano: non il classico Chevrolet, bensì il logo di Montreal 1976.
Mosca 1980: una questione sovietica (anche per le auto)
Nuovamente questioni politiche, nuovamente un boicottaggio. Anche la XXII Olimpiade vede una presenza parziale degli Stati partecipanti: a dare forfait sono gli Stati Uniti e la Germania Ovest, solo per citare i più significativi. E molti altri parteciparono sotto la bandiera olimpica.
Le Olimpiadi del 1980 quindi sono in larga parte una questione relativa al blocco sovietico, anche per quanto riguarda i mezzi di trasporto utilizzati. Se per i trasferimenti più importanti vengono utilizzate autovetture di costruzione russa, come le GAZ 24, comunemente chiamate Volga.
Caratterizzate dalla verniciatura bicolore, con la parte inferiore bianca e quella superiore color giallo ocra, le Volga erano in servizio alla polizia di Mosca e sono state utilizzate anche per accompagnare la torcia olimpica.
Gli stessi colori si ritrovano anche sul furgoncino RAF 2907, versione speciale del minibus costruito in Lettonia (allora parte dell’Unione Sovietica) dalla Riga Autobus Factory. Probabilmente non la più bella auto olimpica realizzata, sicuramente la più funzionale!
Los Angeles 1984: è l’ora delle auto Buick
Come prevedibile, quattro anni dopo il boicottaggio statunitense delle olimpiadi moscovite, arrivò il turno dell’URSS e di parte del blocco sovietico, che non presentarono propri atleti nelle competizioni dei Giochi del 1984. Il peso mediatico dell’evento fu comunque di prim’ordine, e ben sostenuto dalle sponsorizzazioni.
E proprio in tema di sponsor, la Buick fece la parte del leone. Per l’occasione, la gamma della berlina Buick Century Special venne ampliata con la nuova versione “Olympics Edition“. Le sue caratteristiche principali? Semplice, i loghi olimpici sui parafanghi anteriori e lo stemma dei cinque cerchi sugli appoggiatesta anteriori!
Ma la Buick Century Special Olympics Edition non fu solo questo: con il suo acquisto, la Buick finanziava la squadra olimpica degli Stati Uniti con un contributo di 100 dollari per ogni auto venduta. D’altronde la Buick Century fu una vera auto olimpica: oltre ad essere utilizzata come navetta durante i Giochi, alcuni esemplari furono donati ai vincitori di medaglie d’oro.
L’impegno Buick non si fermò alla versione olimpica della berlina Century: per accompagnare la torcia olimpica nel suo viaggio da New York a Los Angeles furono allestiti alcuni esemplari speciali della Buick Riviera Cabriolet. Verniciate con i colori della torcia olimpica, queste speciali Riviera vennero modificate per garantire il perfetto funzionamento delle vetture per molti chilometri a bassissime velocità: quella che si chiama guidabilità da parata!
Seul 1988: il debutto internazionale della Hyundai
Dopo il forte sviluppo giapponese dei decenni passati, il testimone passa ad altri stati asiatici, primo fra tutti la Corea del Sud. Non c’è da stupirsi che la tigre asiatica richieda (ed ottenga) a gran voce una vetrina internazionale necessaria per velocizzare ancor di più il suo successo.
Tra i principali promotori dell’organizzazione delle Olimpiadi proprio a Seul c’è la Hyundai, colosso industriale coreano, che ben presto si pone come “auto ufficiale delle Olimpiadi di Seul ’88”. Da poco attiva anche nell’esportazione dei propri modelli, la visibilità internazionale data dai Giochi al marchio è di primaria importanza.
In realtà non si può trovare una singola auto olimpica: tutte le Hyundai erano olimpiche. Lo erano le ormai vecchie Pony, diffusissime in veste di taxi, lo erano le più recenti Excel e Stellar. Nonchè la più grossa Grandeur, sviluppata con la collabroazione della Mitsubishi appositamente in vista dei Giochi olimpici. Infatti, Hyundai non aveva un auto definibile come “di lusso”, in grado di accompagnare gli atleti ed i funzionari, nonchè di rafforzare l’immagine del marchio e dell’intera industria sudcoreana.
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