Solo una volta gli sport motoristici hanno trovato spazio alle Olimpiadi. I Petrolheads hanno comunque di che appassionarsi: il rapporto tra le Olimpiadi e le automobili è sempre stato molto forte. Vediamo le auto protagoniste dei Giochi, a partire dall’edizione di Barcellona del 1992 (e per le edizioni precedenti? Clicca qui!)
Indice dei contenuti
- Barcellona 1992: le Olimpiadi secondo Seat
- Atlanta 1996: le Buick di nuovo protagoniste delle Olimpiadi
- Sydney 2000: Holden speciali nella terra dei canguri
- Atene 2004: Hyundai nella patria dei Giochi
- Pechino 2008: Volkswagen alla guida dell’Olimpiade cinese
- Londra 2012: una Mini a cinque cerchi
- Rio de Janeiro 2016: Nissan colpisce
- Tokyo 2020: le Olimpiadi nel segno di Toyota
- Parigi 2024: Toyota fa il bis
Barcellona 1992: le Olimpiadi secondo Seat
Le Olimpiadi di Barcellona del 1992 segnano, almeno simbolicamente, il ritorno della Spagna sulla scena internazionale, appena pochi anni dopo la fine del Franchismo. Allo stesso modo, i Giochi catalani sono l’occasione per la Seat di mostrare la propria gamma, dove l’apporto tecnologico offerto dall’essere parte del gruppo Volkswagen è sempre più forte.
L’auto ufficiale dei XXV Giochi Olimpici è la Seat Ibiza, proposta nella speciale versione Olimpico: basata sulla versione SXI, si caratterizzava per il colore bianco della carrozzeria, interrotto solo dall’apposizione delle grandi decalcomanie raffiguranti il logo dei Giochi Olimpici di Barcellona poste sui parafanghi posteriori. All’interno la Seat Ibiza Olimpico mostrava rivestimenti in tessuto color blue navy, in contrasto con quelli color giallo di porte e cruscotto.
Particolare rilevanza ebbe anche la Seat Toledo, ultima novità del marchio iberico e lanciata solo l’anno precedente: in particolare, la versione speciale Podium, costruita sulla base della Toledo GT con motore 2.0 da 115 cv, fu prodotta in soli 29 esemplari e donata agli atleti spagnoli che si aggiudicarono la medaglia d’oro. Un solo esemplare fu destinato ai locali della “Zona Franca” della Seat, dove è racchiusa la storia del marchio catalano.
La Toledo Podium si caratterizzava per i raffinati interni, con diversi dettagli di derivazione Audi, e per la sua carrozzeria bicolore. Ma non fu l’unica Toledo presente alle Olimpiadi di Barcellona 1992: utilizzata sia per accompagnare la torcia olimpica che per seguire gli atleti impegnati nella maratona, la Toledo elettrica è in grado di percorrere 65 km con un solo pieno d’energia.
Atlanta 1996: le Buick di nuovo protagoniste delle Olimpiadi
A 12 anni dalle Olimpiadi di Los Angeles (clicca qui per approfondire), le Olimpiadi di Atlanta segnano il ritorno di Buick in qualità di main sponsor. Di fatto, la strategia applicata è la stessa: versioni Olimpiche di alcuni modelli in gamma, principalmente Buick Skylark e Buick Regal. Che, come in precedenza, si caratterizzano per loghi olimpici applicati sulla carrozzeria e lo stemma dei cinque cerchi sugli appoggiatesta anteriori.
In realtà, l’entusiasmo olimpico contagiò anche un altro marchio di General Motors, la Pontiac, con ben tre versioni speciali della coupè Grand Am: la U.S Olympic Gold, la U.S. Olympic Silver, e la Olympic Full-Color. Come le edizioni speciali proposte dalla Buick, anche le Pontiac olimpiche si distinguono per stemmi, adesivisi e tinte speciali.
Sydney 2000: Holden speciali nella terra dei canguri
Nell’ormai centenaria storia dei Giochi moderni, le Olimpiadi ancora non avevano fatto tappa nel continente australiano. La designazione di Sydney come città dei Giochi Olimpici del 2000 permette a General Motors di aumentare la notorietà del marchio Holden, dedito principalmente al rimarchiamento di modelli di origine Opel e alla produzione di alcune grandi berline particolarmente apprezzate a quelle latitudini.
Grazie al titolo di fornitore ufficiale delle Olimpiadi di Sydney, la Holden mette a disposizione degli organizzatori dei Giochi ben 3000 Commodore VT II Series, una grossa berlina derivata dalla Opel Omega (seppur notevolmente modificata dagli ingegneri australiani) e dotata di soli motori V6 e V8.
Per celebrare l’evento, Holden lancia le “Olympic Edition“ non solo della Commodore, ma anche di Astra, Barina (la nostra Opel Corsa B, cioè la generazione degli anni ’90) e Vectra: tutte dotate di stemmi olimpici e gadget come il portachiavi personalizzato, presentano nella dotazione di serie alcuni equipaggiamenti normalmente offerti come optional, tra i quali citiamo l’ABS, i cerchi in lega e l’aria condizionata. La versione olimpica della Commodore aveva anche rivestimenti specifici e gli scarichi cromati
Atene 2004: Hyundai nella patria dei Giochi
A distanza di oltre un secolo, le Olimpiadi fanno ritorno dove tutto è nato, la Grecia. Se negli anni successivi sarà purtroppo evidente che Giochi del 2004 siano stati la miccia che ha innescò il default del paese ellenico, all’inizio del nuovo millennio l’entusiasmo per i giochi ateniesi era altissimo, tanto da far parlare di “rifondazione greca”.
Non avendo un costruttore nazionale, a sfruttare la visibilità dei Giochi Olimpici fu la Hyundai, già protagonista delle Olimpiadi di Seul del 1988 (vuoi saperne di più? Clicca qui!) e nel frattempo divenuta un colosso dell’auto. Proprio la Hyundai fu sponsor nazionale delle Olimpiadi di Atene 2004, nonchè fornitore ufficiale: ben 3.500 veicoli furono forniti al comitato organizzatore dei Giochi. Tra questi spiccano le berline di rappresentanza Hyundai Centennial e Hyundai XG, nonchè i suv Hyundai Santa Fe e Hyundai Terracan.
Per l’occasione Hyundai realizzò alcuni esemplari di Santa Fe elettrica e di una particolarissima Hyundai Getz superleggera, essendo interamente realizzata in alluminio. Oltre che nel percorso della torcia olimpica, queste auto furono impiegate in un lungo road show lungo il paese ellenico.
Pechino 2008: Volkswagen alla guida dell’Olimpiade cinese
Considerata per decenni uno dei paesi più poveri al mondo, l’incredibile sviluppo di cui è stata capace la Cina a partire dagli anni ’80 a permesso al gigante asiatico di divenire una potenza mondiale in pochissimo tempo, oggi in grado di rivaleggiare con gli Stati Uniti ad armi pari. Anche in campo automobilistico, dove oggi la spinta verso l’elettrico annulla i distacchi del passato ed anzi pone la Cina in vantaggio per le tecnologie necessarie.
Ben diversa era la situazione alla fine del primo decennio degli anni Duemila: la Cina già lottava con la motorizzazione selvaggia dei centri urbani ed i conseguenti problemi di traffico ed inquinamento, realizzata in gran parte con modelli di derivazione europea, principalmente Volkswagen.
E proprio la Volkswagen fu lo sponsor ufficiale delle Olimpiadi di Pechino 2008: difficile pensare ad una soluzione diversa, con Volkswagen leader del mercato cinese, che d’altro canto era già quello principale per il marchio di Wolfsburg. Non meno importante, l’automobilista cinese si stava dimostrando sempre più maturo ed esigente, con bisogni e aspettative che le vecchie Jetta e Santana, seppur ancora richiestissime, non erano più in grado di soddisfare.
Le auto olimpiche ufficiali dei Giochi di Beijing 2008 (come fu nominata l’edizione delle Olimpiadi cinesi) furono ben 31, un vero e proprio record! Tra queste si ricordano Volkswagen Passat, Volkswagen Touran, ma anche VW Magotan (una berlina specifica per il mercato cinese) e Skoda Octavia, tutte dotate del logo della staffetta della torcia olimpica.
Londra 2012: una Mini a cinque cerchi
Se i fasti dell’industria automobilistica inglese sono ormai un lontano ricordo, l’appeal di alcuni marchi d’Oltremanica è sempre ai massimi livelli. E tra questi, quale meglio di Mini? E proprio il marchio britannico (di proprierà della tedesca BMW) ha scelto l’elettrica Mini E quale auto ufficiale dei giochi di Londra 2012.
Ma Mini, si sa, è una marchio che ama stupire. Nasce così la Mini Mini: non un’automobile, ma la riproduzione in scala 1:4 della Mini E. La Mini Mini non è un giocattolo o una mera trovata pubblicitaria. Tra i suoi scopi quello di raccogliere attrezzi dispersi nei campi di gara, ad esempio dischi e giavellotti.
Non è tutto. Perchè Mini, per il solo mercato britannico, realizzò la Mini Cooper London 2012, edizione limitata prodotta in…2012 esemplari! Tre colori per la carrozzeria, tetto bianco con il logo olimpico, bandiera britannica nella striscia sulle fiancate. E, all’interno, sedili in pelle con cuciture rosse e blu, nonchè loghi di Londra 2012 e Union Jack sparsi per tutto l’abitacolo.
Le luci dell’evento olimpico si sono accese, oltre che sulle Mini, anche sul più prestigioso dei marchi britannici: parliamo di Rolls-Royce. In occasione della cerimonia di chiusura furono presentate tre Phantom Drophead Coupé Series II che, per la prima volta nella storia del marchio, non montavano la tradizionale doppia R del logo, bensì una placca con il profilo dello Spirit of Ecstasy avvolto nella bandiera dell’Union Jack.
Rio de Janeiro 2016: Nissan colpisce
Per le prime Olimpiadi del Sud America, ad aggiudicarsi l’onore e l’onere dell’auto ufficiale dei Giochi del 2016 è un marchio giapponese: Nissan. Ma con una presenza in forte crescita nel Paese carioca. Per la sua seconda presenza alle Olimpiadi, dopo quella di Tokyo 1964, Nissan fece le cose in grande, presentando il piccolo crossover Kicks, la cui prima apparizione su strada avvenne nell’ambito del percorso dellla torcia olimpica, che accompagnò per oltre 3 mesi lungo 300 diverse città.
Per la Nissan fu un’occasione che le valse la medaglia d’oro: il nome Nissan divenne molto popolare tra i brasiliani, così come quello della Kicks (prodotta proprio in Brasile, e realizzata con la collaborazione del Centro Stile e degli ingegneri brasiliani): le vendite aumentarono di oltre il 12% e la quota di mercato passò dal 2,3 al 3,5%!
Tokyo 2020: le Olimpiadi nel segno di Toyota
Il tema della sostenibilità – per la verità esplorato già in tante edizioni passate delle Olimpiadi – è la colonna portante dei Giochi di Tokyo 2020. Forse ancor più a seguito della pandemia che ha costretto a posticipare al 2021 questa edizione dei Giochi. In tale panorama, il ruolo di Toyota è molto più di quello di fornitore dell’auto olimpica e di tutta la flotta necessaria. Ma andiamo con ordine.
Per le Olimpiadi di Tokyo 2020, la Toyota ha fornito circa 3.700 mezzi di trasporto, di cui il 90% elettrificato. Non solo: ben 500 erano le Toyota Mirai a disposizione. Possiamo quindi considerare l’innovativa berlina a celle combustibili l’auto olimpica dei Giochi del 2020? Certo, ma insieme a due veicoli progettati appositamente per queste Olimpiadi: i people mover APM ed E-Palette.
Entrambi elettrici, questi due simpatici mezzi si sono rivelati perfetti per muovere atleti e volontari nei campi di gara e nel villaggio olimpico. In particolare l’E-Palette, una sorta di minibus a guida autonoma, sempre in movimento, che ha permesso a Toyota di sperimentare tecnologia e innovazioni.
Parigi 2024: Toyota fa il bis
Cambia nazione, non cambia il fornitore di mobilità dei Giochi olimpici: anche a Parigi 2024 l’auto olimpica è marchiata Toyota. Di fatto, lo schema adottato dal costruttore giapponese è lo stesso già visto a Tokyo, con protagoniste una flotta di 500 berline FCEV Mirai (che, terminati i Giochi, si trasformeranno in taxi) e il simpatico APM. Non può poi mancare l’impegno nella micromobilità, con oltre 500 mezzi destinati agli spostamenti dell’ultimo miglio.
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